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Il suo lavoro

Riproponiamo attraverso questo sito i testi che Angela Pascucci scriveva per il manifesto, perché riteniamo che abbiano una diversa longevità rispetto ai classici articoli di giornale; tutti i pezzi che selezioneremo hanno un valore storico e documentaristico, e alcuni sono ad oggi perfettamente attuali, nonostante gli anni trascorsi dalla loro stesura.

Come una delle tante megalopoli cinesi, anche questo sito è un cantiere, un work in progress, sempre in fieri. Un piccolo cantiere di storia contemporanea. Vi pubblicheremo a cadenza quindicinale due o tre interventi di Angela, scelti in base al tema o al periodo in cui furono composti.

Chi è interessato a questo progetto, può iscriversi alla nostra newsletter e riceverà automaticamente gli aggiornamenti.

Inoltre, tradurremo in inglese i testi che ci paiono più interessanti dal punto di vista storico, giornalistico e sinologico, in modo da renderli accessibili anche ai lettori non italiani.

Negli ultimi anni della sua vita Angela si era attivata per realizzare un blog, o un sito, che archiviasse tutto il suo lavoro, passato e futuro. La malattia non le ha permesso di andare oltre le prime fasi preliminari; ci proviamo noi, ora, convinti dell’assoluto valore della sua visione.

Il team che lavorerà a questo blog è composto da: Gaia Perini (Coordinatore), Federico Picerni (Ricercatore), Vincenzo Naso (Consulente), Giulia Dakli (web manager).

Memoria di un incontro con Angela Pascucci a partire da “Potere e società in Cina”

Aggiornamento: 11 gen 2019


[di Federico Picerni, 2018] Per questo quinto aggiornamento, usciamo con un nuovo format: anziché i classici articoli, proponiamo una serie di video contenenti la registrazione dell’incontro che Angela Pascucci tenne a Bologna, presso la sede del circolo sociale Giorgio Costa, il 22 novembre 2013, per presentare il suo ultimo libro, “Potere e società in Cina”, uscito pochi mesi prima per le Edizioni dell’Asino.



In quell'occasione, oltre a trattare le dense tematiche politiche e sociali del suo lavoro d’inchiesta sul campo, la giornalista ebbe un interessante confronto con altre due esperte di Cina: Claudia Pozzana, professoressa di lingua e letteratura cinese all'Università di Bologna, da sempre attenta all'evoluzione delle dinamiche del lavoro in Cina – e attualmente al lavoro sulla poesia operaia cinese contemporanea – (qui il suo contributo dopo la scomparsa di Angela, firmato insieme ad Alessandro Russo), e Amina Crisma, docente di filosofie della Cina presso il medesimo ateneo e appassionata esperta di interculturalità. Per il sottoscritto, allora fresco di laurea triennale e alla ricerca di letture alternative sulla Cina contemporanea, quell'incontro fu molto stimolante e ricco di suggestioni. Speriamo che possa essere altrettanto per chi lo scopre ora. Un ringraziamento è dovuto a Sergio Caserta, che lo ha ripreso e diffuso su Youtube, facendo sì che le parole di quel giorno non andassero disperse nell’eliosfera, ma potessero rimanere come spunto.


Si era all'indomani della proclamazione del “sogno cinese”, Xi Jinping e il suo gruppo erano al potere da un anno, e il PCC aveva appena conferito al mercato il “ruolo decisivo” nell'allocazione delle risorse. La fabbrica del mondo rallentava la crescita, non più a doppia cifra, ma non allentava la presa sul lavoro, soprattutto operaio, e sulla società. In queste circostanze, Angela Pascucci, secondo il proprio stile d’inchiesta, aveva voluto «andare a parlare con le persone e capire come questa grande trasformazione è vissuta da loro»: la trasformazione della Cina in un Paese retto da un partito nominalmente comunista ma ad un passo dal diventare la principale superpotenza capitalista mondiale. Nocciolo dell’incontro, proprio come del libro, del resto, sono infatti le stridenti contraddizioni del modello di sviluppo cinese, fra una legge sul lavoro sulla carta molto avanzata e lo sfruttamento feroce che ancora ghermisce i “nuovi operai”, in maggioranza giovani e migranti; i gravissimi problemi ambientali; il divario fra città e campagna, sullo sfondo dell’annosa questione della terra; gli avvocati che difendono i diritti dei diseredati fra enormi difficoltà ma con ammirevole perseveranza.


Insomma: una specie di pot-pourri di alcuni dei temi che più interessavano ad Angela. E che ha seguito con curiosità e intelligenza, sempre con sguardo critico, orientato verso i bassifondi della società.


A noi il privilegio di riascoltare quelle parole a cinque anni di distanza. La prima riflessione che sorge, quasi spontanea, è che questo modo critico di leggere la contemporaneità cinese resta assolutamente imprescindibile per chiunque non accetti la narrazione dominante. Anche per noi che viviamo a quasi diecimila chilometri di distanza, non solo perché la compressione dei salari e dei diritti in nome della famigerata concorrenza è un processo che si influenza vicendevolmente fra Est e Ovest, ma tanto più perché oggi certi individui in posizioni di potere si mostrano pericolosamente irretiti dai metodi di gestione sociale e politica in atto a Pechino. Segnali inquietanti rispetto ai quali hanno preso posizione, per esempio, alcuni accademici italiani e non (vedi).


Basti questo per capire, come sosteneva Angela Pascucci, che parlare di Cina, nel mondo globalizzato di oggi, significa parlare anche di noi.


Buona visione!


8 dicembre 2018

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